lunedì 10 ottobre 2011

PIlar - parte seconda




Vi presentiamo Pilar...Che salto, che emozione, quanti dubbi....
Forse abbiamo fatto una "mossa" azzardata, forse non sapevamo realmente cosa stavamo facendo (....vi assicuro che non ci siamo mai drogati....ahahahaha!)...
Ora però è fatta....e dobbiamo cercare di essere uniti...
Questa è la prima mattina che resta da sola...speriamo che non si avvilisca troppo...

Si dice che nemmeno Roma è stata costruita in un giorno....Noi dobbiamo costruire questa nuova convivenza....SPERIAMO BENE!

Pilar

Il VERO standard del… Labrador retriever





ASPETTO GENERALE: è un cane di robusta costituzione, raccolto e molto attivo, con cranio largo, torace ampio e profondo, posteriore largo e robusto.
Prego notare quante volte vengono ripetuti termini come “largo”, “ampio”, “robusto”.
Si dovrebbe capire al volo, appena lette le prime righe dello Standard, che il Labrador è tanto cane. Tanta roba, e per di più roba robusta.
Sarebbe carino tenerlo presente e non pensare solo al cane della carta igienica, che è un cucciolo di un paio di mesi (e se a due mesi è già grosso così, si può intuire che da adulto non diventi esattamente un cosino tascabile: perché i cani, guarda un po’, crescono). Invece no: tutti a scaraventarsi a comprare un labrador, per poi ululare “ma tiraaaaaaaaa! Ma mi butta per terraaaaaaaa! Ma mi sfonda la poltronaaaaa!”.



MA VA’? Son 35 chili di cane, cosa pensavate di farci? Di portarlo nel marsupio, stile chihuahua?
Però, oltre ad essere largo-ampio-robusto eccetera, il Labrador è un cane fatto a cane.
E questo è il suo lato più affascinante, dal punto di vista estetico.
Un po’ stufi come eravamo, tutti quanti, di vedere cani miniaturizzati o gonfiati, alti, bassi, storti, gobbi, col muso schiscio o le orecchie a parabola che prendono sky… quando in Italia è apparso un cane fatto a cane ci siamo innamorati un po’ tutti.
Ma siamo stati definitivamente conquistati leggendo che aveva anche il seguente…


TEMPERAMENTO E CARATTERE: intelligente, attento e accondiscendente, desideroso di piacere. Di indole compiacente, mai aggressivo o timido.
Uh che bello! Un cane fatto a cane, con un carattere “fatto a carattere di cane”! Il classico cane dolce, fedele, obbediente di cui si legge nei libri, mica come il levriero afganistano del vicino, che quando mi vede si gira dall’altra parte e manca solo che sputi per terra, o come il ciuaua di miaccuggina, che quando gli dici “tesorino bello” e gli fai una carezza in testa cerca di staccarti un dito! Il Labrador è “il Cane”, maiuscolo, e io ne voglio assolutamente uno!
Dopodiché lo prendi e scopri che effettivamente è maiuscolo. Ma MOLTO maiuscolo. In tutto quello che fa.


D’altronde una cosa bisogna dirla, sullo spot della carta igienica: ci aveva messo correttamente in guardia. Perché un cucciolo normale, di fronte alla carta igienica, al massimo ne srotola un metrozzo, ci fa due buchi coi denti e la cosa finisce lì. Lui ci tapezza tutta la casa (oltre a se stesso).
Lo stesso vale un po’ per tutto il resto. Tipo: un cucciolo normale, quando rientri, ti fa le feste scodinzolando. Proprio male che vada, ti mette due zampe addosso.
Lui fa la danza della felicità come se fossero vent’anni che non ti vede, rotea la coda a elica spazzando via tutto quel che si trova nel raggio di duecento metri e poi, invece di saltarti addosso come i cani normali, ti prende per un dito (se è proprio cucciolissimo) o per una mano, o per un braccio (se è più grandicello) e ti porta in giro per gli stessi duecento metri, facendoti un male della madonna (ma senza averne la minima idea).


NOTA: la storia della “bocca morbida” del Labrador è una bieca menzogna.
I denti di un Labrador adulto saranno morbidi per gli altri Labrador, che infatti si divertono come pazzi a masticarsi a vicenda, ma sulla pelle degli umani fanno un male cane (perlappunto).
I denti del labrador cucciolo, che sono spilloni fatti e finiti, su un polso umano hanno un effetto tipo vergine di Norimberga.
Ovviamente il Labrador non ti morde MAI, perché è un cane buonissimo-mai-aggressivo-desideroso-di-piacere: però è un retriever, ovvero un cane da riporto. E quindi ti riporta.
No, non nel senso che riporta qualcosa “a” te: riporta proprio te.
Dove non si sa, a chi non si sa, l’importante è prenderti in bocca e andare, mentre tu ululi “Ahio! Mollami! Mi fai male!”.
Dopo due giorni che hanno in casa un cucciolo, fortunatamente, tutti gli umani di Labrador si muniscono di un dummy (il tipico riportello da retriever), ma anche solo di uno straccetto, un salsicciotto, un pollo di gomma, insomma qualsiasi cosa si possa utilizzare come prolungamento insensibile dei propri arti ipersensibili.


L’effetto conseguente è quello di “cucciolo che porta a spasso il padrone”.
Circa sei-sette mesi dopo si vedrà invece l’effetto “cane adulto che porta a spasso il padrone”, con un guinzaglio al posto dell’accessorio per cuccioli: col che si fa sempre una figura di merda, ma si è un filino meno comici di quando si viene portati a spasso attaccati a un pollo di gomma.



NOTA 2: anche sull’”intelligente”, a dire il vero, qualche piccola remora ce l’avrei.
Perché se intendiamo “docile”, “accondiscendente”, “facile da addestrare” eccetera… allora sì, ci siamo: a meno che l’umano non sia proprio impedito, un Labrador riesce a educarlo/addestrarlo anche un bambino. Chi ha letto o visto “Io e Marley” sappia che gli umani del libro/film erano assolutamente impediti, oltre ad avere un cane un filino più esagitato della media (ma neanche troppo): se vi siete immedesimati in loro, vi consiglio di filare ad iscrivervi a un corso per retriever (e non a un corso tenuto al parchetto da un’educatrice altrettanto impedita, come quella di cui si legge/che si vede nel libro/film).


Se però per “intelligenza” intendiamo “capacità di ragionare sulle situazioni e di risolvere problemi”… embe’, qui non è che propriamente si brilli.
Perché l’atteggiamento mentale del Labrador medio, di fronte a un problema, non è: “lo risolvo”, bensì: “me lo mangio”.
Porta chiusa? La mangio (e ci riesce, alla faccia della bocca morbida).
Rete che mi impedisce di uscire dal giardino? Me la mangio.
Mi è finita la crocchetta sotto il cuscino del divano? Me lo mangio (il cuscino, il divano e POI, se l’ho trovata, anche la crocchetta).
Nello stomaco di un Labrador si può trovare in media la stessa varietà/quantità di materiali ed oggetti che si possono rinvenire nella pancia di uno squalo bianco (esclusi gli umani, perché quelli lui non li mangia: li riporta).


ATTITUDINI: retriever dotato di eccellente olfatto, bocca morbida (AHAHAH!, come già commentato sopra), molto amante dell’acqua.
Adattabile e affezionato compagno.

E qui lo Standard ti buttà lì di passaggio la storia dell’acqua, per poi intortarti con l’”adattabile e affezionato compagno” per intenerirti e farti dimenticare quello che hai letto subito prima. Invece
MOLTO AMANTE DELL’ACQUA andrebbe scritto in maiuscolo, grassetto e pure in rosso, tipo segnale di allarme.
Perché il Labrador, come vede un qualsiasi specchio d’acqua, ci si fionda dentro (e se tu sei attaccato al guinzaglio, ci fionda dentro pure te).
Che si tratti di chiare fresche e dolci acque, oppure di pozzanghera puzzolente e stagnante, lui CI VA. Punto.
E ne esce fuori colante fango, tipo Blob (no, non quello di RAI3: quello del vecchio film con Steve McQueen): dopodichè, siccome è felice come una pasqua di aver trovato l’acqua (il Labrador NON distingue tra i due concetti di “acqua” e “fango”), prima si scrolla (con effetto tsunami, copertura un chilometro circa) e poi ti salta addosso per condividere con te questa gioia, perché lui è un cane buono e desideroso di piacere.


NOTA: ho scritto “specchio d’acqua”, ma ovviamente non c’è bisogno che sia uno “specchio”. Vanno benissimo anche fontane, fontanelle, vasche, innaffiatoi automatici e così via.
E va benissimo il mare, sa va sans dire.
La prima volta che lo porterete al mare, il Labrador:
a) correrà plasticamente sulla riva, con le orecchie al vento e l’espressione da cane felice, e voi gli farete millemila foto perché “guarda che bello che è”;
b) devierà bruscamente dalla riva per andare ad assaggiare l’acqua;
c) sputacchierà schifato (bleah, ma è salata!);
d) penserà: “Vabbe’, salata o non salata, sempre acqua è” e si tufferà felice, tentando di raggiungere la Corsica;
e) dopo che l’avrete richiamato e/o inseguito a nuoto (dipende dalla vostra abilità come educatori) uscirà dall’acqua, si scrollerà inondando voi e la macchina fotografica (se volete fare una foto bella come questa qui sotto, coprite la macchina fotografica con il rivestimento che si usa per le foto subacquee: altrimenti ciccia), si rotolerà beato nella sabbia fino ad assumere le sembianze del consueto Blob, ma in versione più ruvida. Dopodiché vi scrollerà nuovamente addosso acqua (residua) e sabbia.



La perniciosa attrazione del Labrador per l’acqua, di ogni tipo forma e colore, lo renderebbe particolarmente adatto alle gare di Splash Dog, che però in Italia (almeno che io sappia) non esistono. Invece in Italia esistono tante scuole per cani da salvataggio nautico, che infatti impiegano moltissimi Labrador.


In Italia (e non solo) ci sono anche Labrador da agility: ora, a me non sembra sinceramente che “labrador” e “agility” possano stare nella stessa frase, specie se stiamo parlando di cani show (v. alla voce “Tronco”).
Se il cane NON è una vacca, ci si può anche pensare, fermo restando che bisognerà stare molto attenti alla preparazione atletica e a tutto quanto potrà impedire ad un cane così pesante di scatafasciarsi legamenti e dintorni (facendo anche attenzione alla classica reazione del Labrador la prima volta che vede un tunnel o una palizzata. E cioè: “Bello, cos’è? Boh, io intanto me lo mangio, poi vediamo”).



TESTA: cranio largo (ma taaanto largo), di marmo di Carrara, capace di fratturare nasi e zigomi senza neppure accorgersene.
Il Labrador è un cane buono e dolce solo perché, in realtà, non ha alcun bisogno di mordere: gli basta saltare addosso allegramente a un umano per mandarlo all’ospedale.
Se non ci riesce così, ci riuscirà trainando l’umano al guinzaglio e mandandolo a sbattere contro alberi e pali (a volte ci sbatte anche lui – vedi voce “intelligenza” – ma avendo il capoccione di marmo di Carrara non sente nulla) o facendolo direttamente scatafasciare al suolo.
A questo punto si potrebbe pensare che il Labrador sia un finto buono, mentre in realtà è un cane perfido e ipocrita che cerca di distruggere gli umani fingendo di amarli.
Non è così. Lui li ama davvero e non vorrebbe mai fare loro del male, per nessun motivo al mondo: solo che non ha la minima idea di quanto sia grosso, pesante e invadente (vedi sempre voce “intelligenza”).


TARTUFO: largo, con narici ben sviluppate, capaci di sentire odore di cibo a chilometri di distanza.
NOTA: Il Labrador è sprovvisto di fondo. Quindi, dopo aver sentito l’odore di cibo (o di qualsiasi cosa che gli sembri tale: anche qui ha qualcosa in comune con lo squalo bianco) farà tutto il possibile per ottenerla. Il che può tradursi in suppliche spudorate (v. “occhi”) se è presente un umano, ma anche in improvvisi risvegli della famosa intelligenza.


O meglio: in parte no, perché il primo tentativo sarà sempre il solito (porta del frigo chiusa? Me la mangio. E poi mangio tutto quello che c’è dentro).
Se però la porta in questione fa resistenza, scatta la fase B: “Ok, imparo ad aprire la porta del frigo con le zampe o col naso (e poi mangio tutto quello che c’è dentro)”.
In questi casi, il pacioccone un po’ scemone a cui ci eravamo abituati diventa un Einstein a quattro zampe. Nessuna serratura al mondo gli resiste.


OCCHI: di media grandezza, che esprimono intelligenza e buon carattere. Di colore marrone o nocciola.
NOTA: sulla media grandezza e sul colore, siamo d’accordo. E basta.
Perché il concetto che esprimono maggiormente non è nè l’intelligenza, né il buon carattere.
E’ qualcosa come: “Abbiate pietà, sto morendo di fame” (espresso in varie sfumature via via più spudorate e strappalacrime, sia dai cuccioli che dagli adulti).
Questo è forse il motivo per cui molti Labrador non sembrino più appartenere al genere canis familiaris, ma al genere “vacca latifera“, il cui nome scientifico in latino mi sono appena inventata, perché quello vero non lo so.
Ma l’importante è che si sia capito il concetto.


BOCCA: mascelle e denti forti (ahhhhh!!! Visto che la “bocca morbida” era una fregatura?) con perfetta, regolare e completa chiusura a forbice.
Scherzi a parte: “bocca morbida” non significa che il cane abbia i denti di gommapiuma, bensì che è particolarmente delicato nel riportare gli oggetti o (sigh) gli animali uccisi dal cacciatore.
Li riporta senza neanche un buchino, cosa che il fagiano o la lepre apprezzerebbero molto, se non fosse per il fatto che sono già morti perché qualche stronzo gli ha sparato addosso.
Resta il fatto che la delicatezza utilizzata per non bucare la pelle di un fagiano morto non basta a non far sentire un male della madonna alla pelle di umano viva.
Questo è il motivo per cui il Labrador DEVE assolutamente essere educato/addestrato (a seconda delle esigenze degli umani) a riportare cose diverse dagli umani vivi. Il bello è che queste cose alternative NON devono essere necessariamente animali morti ammazzati, perché ci sono corsi – e anche gare – per retriever in cui si impiegano esclusivamente i dummies.


In questi corsi si aiutano anche gli umani a non farsi trainare dal cane, a scoprire che il Labrador “è” un cane docile ed obbediente” (lo si scopre di colpo, proprio tipo rivelazione sulla via di Damasco, non appena l’istruttore ci spiega quelle due cosette che ci fanno smettere di essere umani impediti) e a non farsi distruggere la casa perché lì il cane ha modo di correre, nuotare, lavorare, insomma sfogarsi.
E quando arriva a casa è stanco, rilassato e appagato come tutti i cani che hanno trovato un senso nella loro vita. Quindi, finalmente, dorme (non credevate che ne fosse capace, eh? E invece… guarda quante cose si scoprono con un semplice corso!).


NOTA: il Labrador, pure quando dorme, tenderebbe ad essere invasivo/invadente.
Infatti lui ama dormire (nell’ordine): a) svaccato su di te; b) svaccato sui tuoi piedi, specialmente se è Ferragosto e tu hai già un caldo della miseria; c) svaccato sul tuo letto, occupandone buoni tre quarti (quattro quarti se trattasi di letto singolo); c) svaccato sul divano, nel caso in cui tu non avessi intenzione di andare a letto, ma magari quella di guardare un po’ di TV.
Per salvarsi c’è un solo modo: prendere un secondo Labrador.
Di giorno forse potrà essere un attimino complicato gestirli entrambi, ma avrete risolto il problema della notte.



TRONCO: torace di buona ampiezza, profondo con costole ben estese verso la parte posteriore del tronco e cerchiate. Rene largo, corto e solido.
Lo Standard NON dice da nessuna parte che il cane debba essere grasso come un maiale.
Sì, d’accordo: uno strato di grasso ci vuole, per proteggere meglio gli organi vitali dal freddo quando il cane resta a lungo in acqua.
Però “uno strato”, non “una montagna” di grasso. Che fino a prova contraria, son due cose diverse. Tra l’altro non si capisce perché lo “strato” ce l’abbiano i cani da lavoro (quelli che in acqua ci vanno davvero) e la “montagna” ce l’abbiano i cani da show (che in acqua ci vanno solo quando la vedono e il loro umano non fa in tempo a rimettergli il guinzaglio).


CODA: costituisce caratteristica distintiva della razza: assai grossa alla base si assottiglia verso la punta; di media lunghezza, priva di frange, ma intensamente ricoperta di pelo corto, spesso e fitto che gli conferisce quell’aspetto rotondeggiante definito “coda di lontra”. Potrà essere portata allegramente, ma non dovrà arrotolarsi sul dorso.
NOTA: la vera caratteristica distintiva della razza non è tanto la coda di lontra, quanto la coda a devastazione totale. Dove passa, spazza: però solo nei cani giovani, perché gli adulti imparano a tenerla bassa quando girano per casa. Scondinzolano lo stesso (la coda del Labrador è la dimostrazione lampante che il moto perpetuo esiste), però scondinzolano basso.
I cuccioloni, invece, scodinzolano a mille, abbattono tutto ciò che si trova sul cammino del loro treno posteriore, poi quando sentono CRASH sobbalzano, si voltano a guardare, vedono i cocci per terra e gli viene il fumetto con scritto: “Cos’è successo? Io non c’entro, eh!”. E sono pure convinti: il Labrador ha coscienza di sé solo fino a metà cane, mentre è del tutto ignaro di ciò che combina il suo sedere, accessori compresi.


MANTELLO: corto, fitto senza ondulazioni o frange, abbastanza duro al tatto, con sottopelo resistente all’acqua. Se l’acqua non c’è, il cane puzzicchia di cane e basta.
Se l’acqua c’è, puzzicchia di cane bagnato, che è mooolto peggio.
Però, appena si asciuga, smette (e cominciate a puzzare voi, perché nel frattempo vi si sarà strusciato addosso).


COLORI: Giallo (come in “Oh, che bel labrador (a scelta) miele- fulvo-dorato-chiaroooooo”); Nero (come in: “E’ un rottweiler, vero che è un rottweiler? Me lo tenga lontano, che io ho paura dei rottweiler!”; Chocolate (Come in: “Bello, cos’é? Un incrocio di Labrador?).


E comunque…casinaro o meno, “marleystico” o no, resta il fatto che il Labrador è il più bel cane del mondo.

martedì 20 settembre 2011

silenzio




Il passato può angosciare solo in quanto si ripresenta come futuro, cioè come una possibilità di ripetizione. Così una colpa passata genera angoscia, solo se non è veramente passata, giacché se fosse tale potrebbe generare pentimento e non angoscia...




Søren Aabye Kierkegaard (Copenaghen, 5 maggio 1813Copenaghen, 11 novembre 1855) fu un filosofo e teologo danese, considerato tra i massimi esponenti dell'esistenzialismo (tratto da Wikipedia – L’Enciclopedia Libera)

Che bello sarebbe se avesse davvero risposto questo...

martedì 30 agosto 2011

A Ettore

E' un po' di tempo che parliamo dell'eventualità di adottare un cucciolo.
Sinceramente l'idea non è venuta da me, ma poco importa. E' cresciuta in questi giorni, questo è sicuro.
Il desiderio di avere un cucciolo è bellissimo perchè questi animali, a differenza di altri, ti sanno "amare" incondizionatamente. E chi non ha mai avuto un cagnolino non può capire.
Per questo, il post odierno è dedicato ad un cucciolo che, almeno per il momento, non arriverà nella nostra casa...il piccolo Ettore...Ma e' già presente nei pensieri e forse un giorno anche nella realtà!



"Non si cura di chiedersi se abbiate torto o ragione; non gli interessa se abbiate fortuna o no, se siete ricco o povero, istruito o ignorante, santo o peccatore. Siete il suo compagno e ciò gli basta. Egli sarà accanto a voi per confortarvi, proteggervi e dare, se occorre, per voi, la sua vita. Egli vi sarà fedele nella fortuna come nella miseria. E' il cane!


E quando affondiamo il viso nelle mani,augurandoci di non essere mai nati,i cani non si drizzano in tutta la loro altezza ,osservando che ce la siamo voluta,e neppure si augurano che ci serva di lezione,ma si avvicinano a passi felpati,appoggiando la testa sulle nostre ginocchia.......e lui alza la testa con i grandi occhi sinceri ,per dirti con lo sguardo:>"

J.K. Jerome (Jerome Klapka Jerome (Walsall, 2 maggio 1859Northampton, 14 giugno 1927) è stato uno scrittore, giornalista e umorista britannico. Il suo nome è soprattutto associato alla sua opera più famosa, il romanzo umoristico Tre uomini in barca. È ritenuto tra i maggiori scrittori umoristici inglesi. Lontano dai modi della farsa, del facile gioco di parole, dell'allusione oscena, il suo umorismo scaturiva anche dall'osservazione dalle situazioni più comuni e quotidiane - tratto da Wikipedia L'Enciclopedia Libera)





"chi non ha mai posseduto un cane non sa cosa significa essere amato"
(Arthur Schopenhauer)


Sorridere


Solo per oggi, e domani ancora…
Alzati presto. Fai un sorriso
Lascia andare i sensi di colpa, non guardarti indietro.
Fai un piano, credi in te stesso.
Goditi cio’ che sei. Accetta la tua umanità.
Chiedi aiuto, e accetta cio’ che gli altri hanno da darti.
Ringrazia.
Cambia, senza indugio e con coraggio.
Accetta cio’ che non puoi cambiare. Sii paziente.
Mantieni le promesse, quelle del tuo cuore.
Non indugiare sul passato.
Vivi con amore ogni momento. Costruisci un domani migliore.
Apri il tuo cuore, esplora la tua anima.
Ricorda, i miracoli accadono.
Sorridi.

Stephen Littleword, Aforismi

venerdì 15 luglio 2011

MISSIONI DI PACE


CARA MAMMA TI SCRIVO DAL FRONTE DI GUERRA – STEFANO BENNI



Camp Silvio, deserto iracheno, 2 marzo.
Cara mamma, siamo in zona operativa. Ci hanno detto di non usare mai la parola guerra, locuzione antiquata e drammatizzante, ma piuttosto termini come intervento preventivo, motivi tecnici, obliterazione degli obiettivi. Anche noi soldati dobbiamo esprimere i nostri sentimenti in modo acconcio. Ad esempio non si dice “cagarsi addosso dalla paura” ma “elaborare lo stress in modo autoreferenziale”. Quindi sono il tuo Cosimo, e mi sto autoreferenziando perché ho paura che mi obliterino. Siamo in una tendopoli vicino agli americani, e si è creato un clima di sano cameratismo. Loro non ci chiamano più Macaroni, ma Chocolate boys, per l’abitudine del nostro premier di spalmarsi la pelata di Nutella quando va in televisione. Noi non li chiamiamo Gringos ma Findus, perché il presidente Bush si è fatto fare il lifting in crioterapia e per non fare squagliare tutto, se ci guardate bene, porta sempre al collo un filetto di salmone surgelato travestito da cravatta rosa.
Ieri è venuto il generale americano Mason e ci ha mostrato le prove delle armi segrete chimiche irachene. Una foto completamente nera, a riprova di quanto sono segrete. Poi ci ha spiegato che i missili iracheni hanno una gittata troppo lunga, mentre come è noto i missili di tutto il mondo hanno gittata comunale o tutt’al più provinciale. Ci ha fatto vedere addirittura un missile iracheno con la marmitta truccata.
Poi ha detto che c’è nel mondo un paese governato da un tiranno padrone di tutto e mentitore, che non vuole essere indagato né giudicato, è iscritto a un’organizzazione segreta di incappucciati che ha perseguito piani eversivi, consegna alle televisioni videocassette piene di minacce e per finire ha fabbriche d’armi ovunque, anzi le esporta in tutto il mondo, perciò l’Usa lo attaccherà. Gli abbiamo puntato contro i fucili e non li abbiamo abbassati finché non ci ha giurato che non parlava dell’Italia.

4 marzo
Oggi dovevamo avere due gradite visite. Il presidente Berlusconi e Sharon Stone. Ma non sono potuti venire. Invece di Berlusconi è venuto il ministro Martino e invece della Stone Maria De Filippi. Martino era bellissimo, con un cappello texano tricolore e gli sci da fondo. Credeva che l’Iraq fosse come l’Afghanistan. Ha ribadito che l’Italia non è in guerra, ma siamo qui solo per supportare in joint venture logistica l’intervento americano. Comunque ha detto di vigilare poiché il pericolo di un attentato è altissimo, si stanno saldando insieme il terrorismo islamico i pacifisti le brigate rosse i Nas i disobbedienti, gli arbitri, i vescovi e la cassazione.
Se colpiranno subito sarà grave ma se non colpiranno sarà anche peggio perché allora gli attentati li farà la Cia e quella va giù pesante. Infine il nostro colonnello ha gridato: volete camminare nel deserto per cinquanta chilometri o vedere Maria De Filippi che balla? Aveva appena finito di dirlo che eravamo tutti e trecento schierati in assetto di marcia. Il colonnello non sapeva se essere contento o meno. Dormiamo in simpatiche camerette col letto a Castelli. No, hai letto bene mamma, non a castello, a Castelli, i padani occupano la branda sotto, i meridionali dormono per terra. Il lettino sopra è occupato da un cartello: la branda va rifatta in nome del popolo.

7 marzo
Stamattina abbiamo eseguito un’esercitazione anti guerra chimica. Abbiamo fatto colazione con cappuccino liofilizzato e hamburger surgelati americani. Il cinquanta per cento non ce l’ha fatta ed è a letto che autoreferenzia. E’ venuto a trovarci Tony Blair. Che stile, che eleganza! Sembrava Little Tony passato per Oxford. Con lui c’era Gasparri. Che stile, che vivacità! Ha bofonchiato qualcosa per un minuto e poi è rimasto bloccato nella sua solita espressione: a bocca aperta e col labbro pendulo. Un po’ alla volta gli si stava riempiendo la bocca di sabbia e allora gli abbiamo messo una maschera antigas. Pensandoci bene, non ha cambiato faccia per niente.
Siamo eccitati perché ci hanno detto che in settimana dovrebbe finalmente arrivare Sharon Stone, se no Valeria Marini, se no la Moratti. E poi una buona notizia: a quelli del Grande Fratello li avvertiranno se scoppia la guerra, mentre a noi non diranno cosa succede nella casa del Grande Fratello: una bella rottura di marroni risparmiata.

8 marzo
Ci siamo scambiati le mimose. Da alcuni indizi l’attacco sembra imminente. Il colonnello Mason continua a portarci prove delle armi segrete di Saddam, ad esempio ci ha fatto vedere che i cannoni iracheni hanno la canna vuota, cosa ci nascondono dentro? Nel pomeriggio abbiamo visto anche gli ispettori Onu. Hanno tutti un berretto da Sherlock Holmes, la pipa e un metal detector. Gli americani gli hanno detto di scavare tutto in tondo nella sabbia, perché sotto poteva esserci un bunker segreto. Solo alla fine hanno detto che era uno scherzo, volevano solo che qualcuno gli costruisse una bella pista per le biglie, e si son messi a giocare con grande risate. Ho capito che gli americani sono dei gran burloni e che la vita dell’ispettore Onu deve essere durissima.
Alla sera, abbiamo visto il film “Il ponte sul fiume Lambro”, una versione padana del Ponte sul fiume Kwai con gli albanesi al posto dei giapponesi e Lunardi che fa il colonnello costruttore al posto di David Niven. Il film dura sei minuti, poi naturalmente il ponte crolla. Dopo il rancio il colonnello, democraticamente ci ha prestato il telefonino satellitare e ha detto: adesso ognuno mandi un essemesse alla sua ragazza. Il soldato Micillo, detto Miccichè per la sua intelligenza ha detto: potrei usare altre tre lettere invece di esse emme esse? Il colonnello ha detto che consulterà il regolamento.

12 marzo
Stamattina è venuto a trovarci D’Alema. Per mostrare che era per la guerra ma non troppo indossava una giacca da paracadutista, bermuda a fiori, e un preservativo sulla baionetta. Ha detto che dobbiamo essere tecnicamente pronti all’azione pacificatrice e ha cominciato a tracciare strani segni sulla lavagna. Per me erano i piani per un attacco a terra, per un mio amico era lo schema della nazionale di Trapattoni. Poi si è scoperto che era la linea politica dei Diesse sulla guerra.
Con lui c’era Vissani che ha preparato un rancio speciale. Tortino di sabbia al tartufo e poisson en boite avec julienne de haricots, ovverossia tonno in scatola e fagioli. Tutta la nuit abbiamo scoreggiato en pleine air chiedendoci pardon. La mattina D’Alema è risalito sulla sua barca (ci aveva messo sotto le rotelle) e ha detto che lui non dice bugie come Silvio Nutella: entro due giorni farà venire la Ferilli se no la Parietti se no Pecoraro Scanio.
Nel pomeriggio abbiamo fatto l’esercitazione insieme agli americani. Loro sparavano e noi andavamo a controllare se avevano colpito il bersaglio. Quando eravamo vicino al bersaglio loro continuavano a sparare e gli inglesi venivano a controllare se ci avevano colpito, e così via. Era un tourbillon molto vivace. La notte però ho dormito male.

14 marzo
Finalmente è arrivato il presidente Berlusconi in elicottero. Era incazzato perché per tutto il viaggio è stato seguito da un branco di fenicotteri che lo fischiava. E’ sceso con un agile balzo e per trovarlo nella duna hanno dovuto usare i cani da valanga. Silvio era in tuta mimetica, e sulla faccia aveva un fard speciale mimetico a chiazze studiato dal Pentagono e dalla Revlon. Purtroppo si era messo in testa troppa Nutella e i cammelli sono impazziti e hanno cominciato a leccarlo.
E’ salito sul palco e ha detto che lui non è solo il presidente operaio il presidente picciotto, il presidente terremotato, ma anche il presidente soldato. Ha detto che non ha fatto il militare perché le caserme sono un covo di bolscevichi, ma che sa usare un’arma. Ha fatto mettere dieci bottiglie una vicina all’altra a cento metri e ha imbracciato il fucile. Tutte le volte che sparava le bottiglia rimanevano intere e non succedeva niente. Ci hanno spiegato che sparava tra una bottiglia e l’altra, capito che mira? Alla sera abbiamo fatto Ustica two, un’esercitazione radar insieme agli americani. Loro simulavano di attaccare con degli aerei e noi simulavamo di rubare i tracciati. Devo dire che li abbiamo surclassati.

23 marzo
E’ stata una serata indimenticabile. E’ arrivato Colin Powell, un negrone che sembra il commercialista di Tyson e ci ha mostrato nuove prove delle armi irachene. Una ricevuta fiscale della ditta tedesco-americana che ha venduto a Saddam il gas con cui ha sterminato i curdi. Le foto dei missili che gli hanno venduto i nostri alleati russi, e i sistemi di puntamento italiani e francesi. Poi ci ha insegnato a torturare i prigionieri senza lasciare segni e ha cantato “Caravan petrol”. Che simpatico!
Quando se ne è andato ci siamo torturati per un po’ ma ci stavamo annoiando. Per fortuna, a mezzanotte ci hanno detto che avevano montato il palco per lo show. Dovevano esserci le veline ballerine, invece c’erano due velone ballerone con uno spinnaker per slip. Poi Schifani e Vito che volevano fare i fratelli De Rege, ma la scenetta non è mai iniziata, indovinate perché. Alla fine, c’era il balletto di Maria De Filippi e Pecoraro Scanio, ma fortunatamente si è alzata una tempesta di sabbia. Dio è con noi.

25 marzo
Siamo andati a letto agitati, perché siamo in job alert, mi sa che domattina attacchiamo. La prova certa è questa: si sente un gran puzza di salmone rancido, quindi Bush e la sua cravatta rosa sono arrivati. Inoltre in Iraq ci sono settecentomila soldati e rimpatriarli tutti costerebbe troppo. Ci hanno distribuito l’equipaggiamento antichimico, una maschera antigas e una cartina di Milano. Il colonnello Mason ci ha detto che i primi a andare all’attacco, per motivi tecnici, saremo noi italiani, ma di non preoccuparci perché ci coprono loro con gli aerei, basta seguire l’ombra.
Guardo le stelle irachene, così simili alle nostre, e penso: ma insomma, con la new economy e le promesse del nano nutellato, e la tecnologia, e l’impero del Bene come mai tutto quello che si annuncia nel nostro futuro è una guerra dopo l’altra? Possono due petrolieri megalomani spaccare in due il mondo solo perché nessuno li lascia soli nella loro paranoia? Ma poi mi sono consolato: mamma: pensa a quelle guerre scomode, nelle trincee col fango, le scarpe sfondate e invece siamo qui con gli alleati Usa cento volte più forti dei nemici, un bell’equipaggiamento e mezzi modernissimi, pagati dai cittadini. Morire in una guerra così è da disfattisti, anzi, come dicono gli americani, è proprio out. Vero, mamma?

28 marzo
Cara signora madre di Cosimo.
Questa non è una lettera preconfezionata, ma personale per lei. Sono lieto di informarla che suo figlio Cosimo è tecnicamente morto nella prima operazione di prevenzione, obliterato da fuoco amico. La cordiale ferita gli ha causato un’amichevole emorragia che lo ha cameratescamente dissanguato accompagnandolo a braccetto nel paradiso degli eroi. Ma non sia triste. Per consolarla di questo spiacevole inconveniente ho almeno tre belle notizie.
Essendo suo figlio Cosimo il primo caduto italiano in zona, ha vinto il premio del Presidente del Consiglio consistente in una licenza premio di due settimane da trascorrere in una delle sue ville in Sardegna. In quanto a lei, mamma di Cosimo, sarà ospite d’onore a ben tre talk show in una settimana. La prego di comprarsi i vestiti adatti. Sappiamo inoltre che suo figlio Cosimo era di sinistra. E inoltre meridionale e licenziato da poco. Si immagina che vita avrebbe fatto nel nostro paese? Meglio così.
Con simpatia, il presidente del consiglio, generale Sylvio Nutella Berlusconi.

PS. Non si sogni di protestare. Solo il popolo mi può giudicare, e lei è una sola.