Chi dorme e chi si riposa...
un blog a due!
mercoledì 23 novembre 2011
In loving memory
I'll always live for tomorrow, and I think to myself and I say I did it for love.Vivrò sempre per il domani, guardo dentro me stesso e dico che l'ho fatto per amore.
-- Freddy Mercury
(Il 24 novembre cade il ventennale della morte della voce dei Queen. Freddie Mercury (vero nome Farrock Bulsara) nato a Zanzibar il 5 settembre 1946 di etnia Parsi e fino all'adolescenza cresciuto in India, è morto di Aids. Una scomparsa silenziosa, con la discrezione di chi sa di voler regalare ai posteri solo la propria voce e non l'immagine.)
lunedì 21 novembre 2011
martedì 8 novembre 2011
un lungo viaggio
Ma in questo mondo niente è scontato. Dobbiamo guadagnarci tutto, anche l'affetto di una cucciola che è al mondo da soli tre mesi....Il mondo è così brutto a volte e con lei può e deve essere migliore....
La guardo a volte dormire e mi sembra così indifesa. A volte mi arrabbio perchè non la capisco. Poi mi chiedo, come dovrebbe fare a capirmi lei? Non parla la mia lingua, vuole solo stare con me, con noi....Io spero, ogni giorno, con tutta me stessa, di farle capire che per noi è importante....E anche se tutto e tutti a volte ci sono contro, io voglio che stia bene al di là di ogni altra cosa.
LETTERA APERTA DI UN CANE AL SUO PADRONE
Ora sei il mio Amo e solo ti chiedo amore.
Hai preso la decisione di farti responsabile di me e ti sono riconoscente per la tua determinazione.
Esisterà sempre fra noi due un segreto patto di fiducia che mai sarà rotto da parte mia.
dovrai comprendermi per un pò di tempo, mi sono appena separato da mia madre ed i miei fratelli. Noterai sarò disorientato, inquieto ed alcune notti mi vedrai...piangere. Si, mi mancano. Comprendimi ed io ti comprenderò dopo per molti anni.
Sarò il tuo migliore amico. Capirò i tuoi cambi di umore, le tue allegrie, i tuoi giorni buoni e quelli cattivi, starò al tuo lato accompagnandoti nella tua solitudine e nella tua tristezza e ti tratterò sempre con lo stesso amore e con la stessa lealtà.
Leccherò la mano con cui mi castighi, perché la mia capacità di perdono é infinita. Però non castigarmi insegnami.
Ignoro i dettagli che possano irritarti e desidero compiacerti in tutto: desidero che ti senta orgoglioso di me quando mi vedi buttato ai tuoi piedi, quando cammino al tuo lato per la strada come la tua ombra fedele.
Voglio rispondere a questo ideale di cane che tanto speravi, però dipende da te; sarò il riflesso del tuo modo di educarmi e di trattarmi.
Aiutami a non defraudarti. Se mi tratterai con violenza....sarò aggressivo.
Parlami capisco ognuna delle tue parole anche se non ti rispondo con lo stesso linguaggio.
Impara a leggere i miei occhi e capirai quanto ti capisco:so che sei una buona persona.
Che pensi tu di quelli che trattano male gli animali? Sono sicuro che ti prenderai cura di me con tanto amore. Sei il mio Amo. Poco a poco diventeremo grandi amici, ci conosceremo e ci rispetteremo come uguali.
Guarda.... quando il primo uomo é apparso sulla terra il resto degli animali credevano fosse un'altro animale, solo che aveva un'anima. Medita su questo. L'uomo manifesta la sua anima attraverso il linguaggio, noi attraverso le nostre azioni.
Non dimenticare mai mio Amico, che a mio modo io ti amo.
Per più di 10 anni starò con te,cresceremo insieme, condivideremo tante e tante cose, ed il giorno che me ne andrò a vivere su una stella guarda il cielo con frequenza, perché sempre ti starò osservando.
Però desidero dirti qualcosa: non lasciare la mia cuccia vuota. Bene, ora non pensiamo a quel giorno, fammi una carezza e gioca un pò con me.
Abbiamo molti anni per farci felici.
IL TUO CANE
venerdì 28 ottobre 2011
LA VITA E LA MORTE SONO UNA COSA SOLA, COME IL FIUME E IL MARE
Il Profeta di Kahlil Gibran
Allora parlò Almitra dicendo: Ora vorremmo domandarti della Morte.
Ed egli disse:
Voi vorreste conoscere il segreto della morte.
Ma come potrete trovarlo, se non lo cercate nel cuore della vita?
Il gufo, i cui occhi legati alla notte non vedono di giorno, non può svelare il mistero della luce.
Se davvero volete contemplare lo spirito della morte, spalancate il cuore al corpo della vita.
Perché la vita e la morte sono una sola cosa, come il fiume ed il mare.
Nel profondo delle vostre speranze e dei vostri desideri risiede la muta conoscenza dell'Oltre;
E come semi che sognano sotto la neve, il vostro cuore sogna la primavera.
Fidatevi dei sogni, perché in essi è nascosto il passaggio verso l'eternità.
Il vostro timore della morte è come il tremito del pastore davanti al re la cui mano si posa su di lui per onorarlo.
Non è forse contento il pastore, sotto quel tremito, perché potrà fregiarsi del segno regale?
Eppure non è forse più attento al suo tremore?
Perché cos'è morire, se non esser nudi nel vento e fondersi nel sole?
E che altro è non più respirare, se non liberare il respiro delle sue insonni maree,
perché possa levarsi ed espandersi e cercar Dio senza ingombri?
Solo quando berrete al fiume del silenzio canterete davvero.
E quando avrete raggiunto la sommità del monte, comincerete a salire.
E quando la terra esigerà le vostre membra, solo allora danzerete veramente.
E intanto era scesa la sera. E Almitra la veggente disse:
Benedetto questo giorno e questo luogo e il tuo spirito che ha parlato.
Ed egli rispose:
Ho io parlato? Non sono stato anch'io un ascoltatore?
Quindi discese i gradini del Tempio e tutto il popolo lo seguì.
E raggiunta la nave, sostò in piedi sul ponte.
E di nuovo, volgendosi al popolo, levò la voce e disse:
Popolo d'Orphalese, il vento mi spinge a lasciarvi.
Ho meno fretta del vento, ma pure devo andare.
Per noi erranti, sempre in cerca della via più solitaria, nessun giorno comincia dove un altro finisce;
e nessun'alba ci trova dove un tramonto ci ha lasciato.
Anche quando la terra sta dormendo, viaggiamo.
Noi siamo i semi d'una pianta tenace, e quando siamo maturi e il cuore è al colmo, siamo affidati al vento e seminati.
Furono brevi i miei giorni in mezzo a voi, e ancor più brevi le parole che ho detto.
Ma se nei vostri orecchi la mia voce svanisse, ed il mio amore dileguasse nella vostra memoria, allora io tornerò;
con un cuore più ricco e labbra più obbedienti allo spirito vi parlerò ancora.
Sì, tornerò con la marea,
E sebbene la morte possa nascondermi, e il più grande silenzio avvilupparmi,
cercherò ancora la vostra comprensione,
Né cercherò inutilmente.
Se ciò che ho detto è verità, essa dovrà rivelarsi con voce più chiara, e con parole più affini ai vostri pensieri.
Io parto con il vento, popolo d'Orphalese, non affondo nel nulla;
E se oggi non è l'adempimento dei vostri bisogni e del mio amore,
sia questa una promessa per un altro giorno.
Nell'uomo mutano i bisogni, non l'amore, né il desiderio che l'amore li soddisfi.
Sappiate, tuttavia, che dal grande silenzio io tornerò.
La nebbia che all'alba s'allontana, lasciando i campi coperti di rugiada,
si solleva e s'addensa in una nuvola per poi cadere in pioggia.
Non sono stato diverso dalla nebbia.
Nella quiete notturna ho percorso le strade e il mio spirito è entrato dentro le vostre case,
E i vostri battiti del cuore furono nel mio cuore, ed i vostri respiri sul mio volto, e tutti vi ho conosciuti.
Ho conosciuto le vostre gioie e i vostri dolori, e i vostri sogni nel sonno sono stati miei sogni.
E fui spesso tra voi come un lago fra i monti.
Specchiai le vostre cime e i curvi pendii, e le mobili greggi dei vostri pensieri e desideri.
E al mio silenzio, come ruscelli giungevano le risa dei vostri bambini, e come fiumi le ardenti brame dei giovani.
E quando raggiunsero la mia profondità, quei ruscelli e quei fiumi non cessarono più di cantare.
Ma venne a me qualcosa più soave che il riso e più vasto che la brama:
Lo sconfinato che era in voi.
L'uomo immenso, nel quale non siete che cellule e nervi;
Colui nel cui cantico tutto il vostro cantare è solo una pulsazione.
È nell'uomo immenso, che voi siete immensi.
E, contemplando lui, vi ho veduto e vi ho amato.
Perché quali altezze può raggiungere l'amore che vadano oltre quell'immensa sfera?
Quali visioni, quali attese e presunzioni, possono salire più in alto di quel volo?
Come una quercia gigantesca coperta di fiori di melo è l'uomo immenso in voi.
Il suo potere vi lega alla terra, la sua fragranza vi solleva nello spazio, e nella sua eternità siete immortali.
Vi è stato detto che somigliate a una catena e siete deboli quanto l'anello più debole.
Questa è una mezza verità. Siete anche forti quanto l'anello più forte.
Misurarvi dall'atto più meschino è calcolare la potenza dell'oceano dalla sua fragile schiuma.
Giudicarvi dai vostri fallimenti è biasimare le stagioni perché sono incostanti.
Oh sì, siete simili a un oceano,
E anche se le navi incagliate sopra le vostre spiagge aspettano l'alta marea,
neanche voi, come l'oceano, potete affrettare il vostro flusso e riflusso.
E siete simili anche alle stagioni;
E se nel vostro inverno ripudiate la vostra primavera,
La primavera, che riposa in voi, sorride nella sua sonnolenza e non si offende.
Non pensate che io affermi queste cose perché diciate tra di voi:
"Ci lodava. Non vedeva in noi che il bene".
Io dico solo con parole quello che conoscete nel pensiero.
E cos'è mai la conoscenza con parole, se non un'ombra della conoscenza senza parole?
I vostri pensieri e le mie parole sono onde che provengono da una memoria sigillata che custodisce i documenti dei nostri ieri,
E degli antichi giorni quando la terra non conosceva noi né se stessa,
E delle notti quando la terra era travagliata dal caos.
Uomini saggi sono venuti a voi per donarvi la loro saggezza. Io venni a prendere la vostra:
E vedo che ho trovato qualcosa assai più grande che la saggezza.
È uno spirito ardente in voi che raccoglie porzioni sempre maggiori di sé.
Mentre voi, incuranti del suo espandersi, piangete lo sfiorire dei vostri giorni.
È la vita in cerca della vita in corpi che temono la tomba.
Qui non vi sono tombe.
Queste montagne e queste pianure sono una culla e una pietra di passaggio d'un guado.
Quando passate per il campo dove avete sepolto i vostri antenati
guardate bene, e vedrete voi stessi e i vostri figli ballare mano nella mano.
In verità, voi fate spesso baldoria senza saperlo.
Altri uomini sono venuti, ai quali in cambio di dorate promesse fatte alla vostra fiducia,
avete dato soltanto ricchezze e fama e potere.
Io vi ho dato meno che una promessa, eppure siete stati più generosi con me.
Mi avete dato la mia più profonda sete per la vita.
Sicuramente, non v'è dono più grande per un uomo di quello che trasforma tutti i suoi scopi
in labbra arse brucianti e tutta la vita in una fonte.
E in questo è il mio vanto e la mia ricompensa:
Che ogni volta che bevo a quella fonte, trovo quell'acqua viva arsa di sete come me,
E mi beve, mentre io la bevo.
Alcuni di voi mi hanno creduto troppo orgoglioso e restio nel ricevere doni.
Sono in realtà troppo orgoglioso per accettare ricompense, ma non per ricevere doni.
E benché abbia mangiato bacche sulle colline, quando mi avreste voluto seduto alla mensa,
E abbia dormito nel portico del tempio, quando mi avreste dato volentieri un riparo,
Fu la vostra attenzione affettuosa alle mie notti e ai miei giorni che ha reso il cibo dolce alla mia bocca
e ha circondato di visioni il mio sonno.
Ma maggiormente vi benedico per questo:
Che date molto e non sapete di dare.
In verità, la cortesia che si rimira in uno specchio si muta in pietra,
Ed una buona azione che descrive se stessa con teneri nomi genera imprecazioni.
E qualcuno mi ha ritenuto schivo, e come inebriato della mia solitudine,
E ha detto: "Tiene consiglio con gli alberi del bosco, ma non con gli uomini.
Se ne sta solo, seduto in cima alle colline e guarda la città dall'alto".
È vero che sono salito sulle colline e ho camminato in luoghi remoti.
Ma come avrei potuto vedervi, se non da grande altezza o da lunga distanza?
In verità, può qualcuno esserci vicino a meno d'essere lontano?
Altri si volsero a me, dicendo, ma non con parole:
"Straniero, straniero, amante di altezze irraggiungibili, perché stai tra le vette dove le aquile fanno il loro nido?
Perché cerchi l'inaccessibile?Quali tempeste vorresti catturare nella tua rete,
E a quali uccelli di fumo dar la caccia nel cielo?
Vieni, e sii uno di noi.
Scendi e acquieta la fame col nostro pane e soddisfa la sete col nostro vino".
Dissero queste cose nella solitudine delle loro anime.
Ma se la loro solitudine fosse stata più profonda,
avrebbero capito che non cercavo altro che il segreto della vostra gioia e della vostra sofferenza,
E che davo la caccia unicamente al vostro io più grande che cammina nei cieli.
Ma il cacciatore era anche la preda;
Perché molte frecce lanciate dal mio arco cercavano solo il mio petto.
E il volatile era anche un rettile;
Perché non appena le mie ali si aprivano al sole, la loro ombra sulla terra era una tartaruga.
E io, il credente, ero anche il dubbioso;
Perché spesso ho messo il dito nella mia propria ferita per accrescere la mia fiducia in voi e conoscervi meglio.
Ed è con questa fiducia e conoscenza che vi dico:
Non siete rinchiusi nel corpo, né confinati nelle case o nei campi.
Ciò che siete dimora più su delle montagne, e vaga insieme col vento.
Non è qualcosa che striscia al sole per scaldarsi o scava buche nel buio per stare al sicuro,
Ma è qualcosa di libero, uno spirito che avvolge la terra e si muove nell'etere.
Se queste parole sono vaghe, non cercate di chiarirle.
Vago e nebuloso è l'inizio di tutte le cose, ma non il loro compimento,
E io vorrei mi ricordaste come un inizio.
La vita, e ogni cosa che vive, è concepita nella nebbia e non nel cristallo.
E chi può dire che il cristallo non sia nebbia corrotta?
Questo vorrei che ricordaste, rammentandomi:
Che ciò che in voi sembra più debole e confuso, è il più forte e il più determinato.
Non è il vostro respiro che ha eretto e indurito la struttura delle ossa?
E non è un sogno, che nessuno di voi ricorda di aver fatto, che edificò questa città e tutto quello che c'è in lei?
Se poteste vedere le maree di quel respiro smettereste di vedere ogni altra cosa,
E se poteste udire il mormorio di quel sogno non sentireste altro suono.
Ma voi non vedete e non udite, ed è bene.
Il velo che annebbia i vostri occhi sarà sollevato dalle mani che lo hanno tessuto.
E l'argilla che riempie i vostri orecchi sarà bucata dalle dita che l'hanno impastata.
E voi vedrete,
E udirete.
E non deplorerete la cecità conosciuta, né avrete rimpianti per esser stati sordi.
Perché in quel giorno conoscerete il fine occulto in ogni cosa.
E benedirete le tenebre, come benedirete la luce.
Dopo aver detto queste cose, egli si guardò intorno,
e vide il pilota della nave accanto al timone che scrutava ora le vele gonfie, ora la lontananza.
E disse:
Paziente, più che paziente, è il capitano della mia nave.
Il vento soffia e le vele non hanno riposo;
Anche il timone chiede la rotta.
Eppure il mio capitano attende con calma il mio silenzio.
E questi miei marinai, che hanno udito il coro del mare al largo, mi hanno ascoltato anch'essi con pazienza.
Non aspetteranno più a lungo.
Io sono pronto.
Il ruscello ha raggiunto l'oceano, e una volta di più la grande madre stringe il figlio al suo petto.
Addio, popolo d'Orphalese.
Il giorno è finito.
Si chiude su di noi come la ninfea sul proprio domani.
Quello che qui ci fu donato, noi lo conserveremo,
E se non basterà, dovremo ancora riunirci e tendere insieme le mani al donatore.
Non scordate che tornerò fra voi.
Un attimo, e il mio ardente desiderio raccoglierà polvere e schiuma per un altro corpo.
Un attimo, un istante di riposo nel vento, e un'altra donna mi partorirà.
Addio a voi e alla giovinezza che ho trascorso con voi.
È appena ieri che c'incontrammo in un sogno.
Voi avete cantato per me nella mia solitudine, e io ho innalzato con i vostri aneliti una torre nel cielo.
Ma il nostro sonno è volato e il sogno è finito; non è più l'alba.
Ora il meriggio è su di noi, e il nostro dormiveglia si è mutato nel giorno più pieno, e noi dobbiamo separarci.
Se nel crepuscolo della memoria dovessimo ancora incontrarci,
parleremo insieme di nuovo, e voi mi canterete un canto più profondo.
E se le nostre mani dovessero incontrarsi in un altro sogno, costruiremo un'altra torre nel cielo.
Così dicendo, fece un cenno ai marinai, e subito questi salparono
l'ancora e liberarono la nave dagli ormeggi, e drizzarono a oriente.
E un grido salì dal popolo come da un unico cuore, e si levò nel crepuscolo e trasvolò sul mare come una grande fanfara.
Soltanto Almitra rimase silenziosa, contemplando la nave finché svanì nella nebbia.
E quando la gente si disperse, restò sola sull'argine, ricordando nel cuore le parole:
"Un attimo, un istante di riposo nel vento, e un'altra donna mi partorirà".
giovedì 27 ottobre 2011
ARRIVEDERCI
Al crepuscolo di questa domenica piena di dolore il mio sogno vorrebbe disperatamente che un piccolo frammento di stella dal nome Marco Simoncelli non venisse spazzato via. Destino crudele, perché minacci il mio sogno? Cosa posso sperare? E sperare di fare che cosa, al di là delle lacrime per la fanciullezza perduta e al di là dell’angoscia nuda del dolore, sempre più insopportabile perché mi fa sentire impotente e colpevole di non averti stretto fra le mie braccia? Nulla. Quando il destino bussa alla porta proviamo la terribile sensazione di essere impotenti. Il giovane campione di nome Marco se n’è andato con il tramonto del sole della Malesia e il suo andare è stato un rumore di vita, il rumore gioioso che Marco ci ha sempre regalato. Il rumore dell’intervista che Marco mi ha rilasciato al Mugello nel mese di luglio mentre veniva massaggiato dal suo fidato fisioterapista. Quel giorno, all’inizio dell’intervista, avrei voluto rivolgermi ad un antico cavaliere e lui mi ha detto: “Diobò! Sono solo un lesto ragazzo con una folta capigliatura gradito a tanti, amato dalla sua ragazza e dai suoi genitori.” Il massaggio continua, la sua pelle viene accarezzata da mani esperte che scivolano sul suo atletico corpo e mi allontano un poco per rispettare quel rituale. Con commozione riporto la conclusione dell’intervista che gli avevo fatto per il libro che sto scrivendo e che con tutto il mio affetto gli dedicherò. Ecco le ultime domande.…dottorcosta: “Cosa pensi del dolore?”Marco: “ Non mi piace. Ma lo sopporto. E’ inutile lamentarsi. Lo sopporto in silenzio. Diobò è meglio così”. dottorcosta: “Cosa pensi del dolore dell’ anima?” Marco: “È brutto, tanto brutto, ma dopo lo sconforto che deriva da questa cosa brutta, mi viene come una carica. Mi sento meglio e guido meglio la moto” dottorcosta: “Quando corri contro chi corri?” Marco: “Mi verrebbe da dire per battere gli altri. Poche pugnette non voglio stare dietro. Poi, se ci penso ti dico che corro perché provo una sensazione unica, non te lo so spiegare, ma è qualcosa di speciale, nascosto dentro di me”. dottorcosta: "Perché hai i capelli lunghi?” Marco: “Mi piacciono, non mi fanno sentire normale, mi fanno sentire particolare, me stesso, unico”. dottorcosta: “Ti senti solo?” Marco: “No! No! C’è la mia famiglia, la mia morosa i miei amici che godono dei miei successi, c’è la clinica mobile che mi aiuta nei momenti difficili. Sento quanto bene c’è attorno a me, tanto di quel bene che mi scalda”. Il massaggio è finito, l’intervista è finita. Il padre Paolo e la graziosa morosa di Marco hanno ascoltato compiaciuti. Io ringrazio, con una carezza, uno dei miei piloti preferiti e gli racconto una mia riflessione: “Quando in questo campionato sei caduto e sei caduto tante volte molti ti hanno criticato, giudizi diabolici, ingiusti, invidiosi. Molti hanno addirittura preteso d’insegnarti ad andare in moto. Alcuni hanno vivamente consigliato di dirti di stare tranquillo, di consigliarti la prudenza. Ti ricordi, invece, cosa ti ho detto? Ti ho confessato che il collettivo, abbaiando contro l’umanità, ha dimenticato, forse perché non lo può ricordare, quando ha iniziato a camminare. Si cade, ci si rialza, si torna a cadere, ci si rialza di nuovo e spesso si ritorna a cadere. Tutto questo accompagnati dal sorriso della madre che ci consola e ci incita a perseverare, senza nessun accenno di rimprovero. Poi tutti abbiamo imparato a camminare spediti, ma pochi sono riusciti a percorrere il sentiero che porta alle vette della vita, perché la salita era troppo ardua e faticosa. Perché criticarli? Non sono già severamente puniti dal loro insuccesso? Invece tu, caro Marco, non solo salirai i gradini della vetta della vita, ma anche quelli del podio, dove come premio non c’è la coppa, ma il riconoscimento della tua forza di aver guardato in faccia alla Morte e sconfiggerla.”Ora la mia profezia si è avverata. Sei salito sul podio della Cecoslovacchia e dell’Australia. Oggi in Malesia hai guardato in faccia la Morte. E mentre ti stava avvolgendo con il suo nero mantello gli hai detto: “Diobò, ma non vedi che io non sono umano, perché io sono i miei sogni e con il mio talento sono il pane degli Dei che tu non potrai mai toccare? Non ti accorgi che rubi solo il mio corpo? Al contrario, il mio sorriso, la mia bontà, la mia simpatia rimarranno per sempre nel cuore di tutti. Per sempre. Non vedi che nello scacco che ti ho dato le lacrime si stanno per trasformare in ebbrezza? Ci metteranno un po’ di tempo, ma io credo molto in questo miracolo, specialmente per la mia famiglia e la mia ragazza. Questa è la mia vittoria nel Gran Premio della Malesia durato due giri.”Chi nello sport, inseguendo i suoi sogni, insegue contemporaneamente la sua tragedia, esce dal mondo della umanità per entrare nel mondo del divino, cruento, violento, ma pur sempre divino. Chi muore inseguendo un sogno sorride alla morte e il sorriso cancella qualsiasi violenza. L’alpinista sorride alla vertigine dell’altezza, il subacqueo sorride all’inquietudine degli abissi, il motociclista sorride all’ebbrezza della velocità. Lo sport è il palcoscenico, dove il corpo e la mente celebrano la loro potenza in quella fase della vita che è la gioventù. Nel motociclismo il gesto del pilota è esaltato dal rischio, un filo sottilissimo che separa, nel grigiore dell’asfalto, la vita dalla Morte. Un tenue confine tracciato dal pericolo, dove la vita, per cercare la vittoria, si spinge fino al brivido del suo eccesso. Oggi, Marco, hai provato quel brivido. Ti voglio bene. E non ti dimenticherò mai.
claudio marcello costa, clinica mobile
mercoledì 26 ottobre 2011
Fragilità e Speranza
«L'Uomo si distingue dagli altri animali per il fatto che è dotato del pollice opponibile, arto con il quale può impugnare e costruire qualsiasi cosa materializzando l'inegno. Un animale quando piove si sposta dove non piove, mentre l'uomo è in grado di costruirsi un tetto e rimanere dove sta. Ma l'Uomo invece di usare i pollici per edificare dei miglioramenti li usa per costruire le armi e per fare la guerra. La cosa peggiore è che per fare la pace ci vuole una presa di coscienza unanime, ma per fare la guerra basta un uomo solo. Come un castello di sabbia, la vita dell'Uomo è così splendida e così fragile, basta un'onda a farla cadere, ma se c'è fede in un ideale, si può ricominciare da capo, basta volerlo.» - Alexander-Einar Verdoux
....Amare....
Sono giorni tristi. A volte tutto sembra andare storto. E la notizia che il piccolo Kiko era andato via è stata quella che si suol dire "l'ennesima tegola in testa".
Sgomento, cuore in gola, tristezza infinita....e poi silenzio, tanto silenzio.
Tutto è accaduto così rapidamente, tutto è stato così inaspettato, lo shock è stato forte.
Forse tutto è successo perchè la sua immensa curiosità non lo ha frenato, quella strada, al di là della casa era così invitante che non ha potuto resistere....fammi vedere un pò che c'è lì? si sarà chiesto....
Curioso, scattante, felino, non poteva essere ingabbiato....
Questo non consola...e quello che è successo fa male .....così tanto che non si poteva immaginare....
Di solito io reagisco al dolore con la negazione, buttando tutto in un luogo profondo....
Forse sbaglio, forse il dolore va vissuto per arrivare ad una accettazione profonda della vita, la nostra e quella dei nostri amici che hanno allietato le nostre giornate. Senza fretta...
E dopo la negazione, dopo la rabbia, dopo la tristezza, può arrivare qualcos'altro...l'accettazione di quello che è successo.
Forse dopo l'accettazione possiamo imparare a ricordare i momenti bellissimi, a volte entusiasmanti, a volte dolci, passati insieme.
Non ho parole, anche queste che scrivo sono insufficienti a spiegare e a guarire....
Un abbraccio a chi ha avuto il privilegio di vivere intensamente questi mesi con lui.....
"Non è facile conquistare l'amicizia di un gatto. Vi concederà la sua amicizia se dimostrerete di meritarne l'onore, ma non sarà mai il vostro schiavo" - Théophile Gautier
"Molti animali hanno una loro costellazione che brilla in cielo di notte. I gatti no. Ai gatti bastano i loro occhi lucenti per illuminare il cammino" -Mary S. Emilson